Il dono segreto di ciò che credi difetti
Per chi non si sente “abbastanza”
Tutto ciò che ho sempre considerato un difetto era in realtà un dono segreto, un punto di forza travestito.
Per molti anni ho creduto di dover trovare risposte per i miei giovani alunni o per gli amici in difficoltà. Credevo anche di dover essere diversa: più estroversa, più pronta, più diplomatica. Poi ho scoperto che il mio silenzio era più prezioso di mille parole, era il mio dono più grande, non era silenzio ma ascolto. Non ero lì per rispondere ma per lasciare spazio: una presenza che non invade, non giudica, non consola in fretta.
Chi parla, infondo, non vuole risposte e non vuole essere corretto, vuole solo essere accolto, ascoltato e visto.
E così, ho imparato a sentire il non-detto, a comprendere il silenzio degli altri. Non una che dà soluzioni, ma una che fa domande, che aiuta ad esplorarsi dentro, a vedere oltre le apparenze.
Ho creduto che anche la mia timidezza fosse un difetto da correggere, la ritenevo un limite e, invece, mi ha insegnato ad osservare con profondità, ad ascoltare prima di parlare, a conoscere me stessa e gli altri con delicatezza. È stata la mia porta segreta verso la profondità, una lente delicata con cui ho guardato, e guardo, il mondo.
Mi sono sentita dire più volte, e accade ancora, che sono troppo diretta, decisamente poco diplomatica. Ma ho compreso che la mia franchezza nasce dall’amore per la verità, è autenticità. Non è durezza ma voce limpida, non è arroganza ma onestà. E sì, forse ho qualcosa in più da dire, perché vedo le cose in modo diverso e non ho timore di condividerlo.
“Ogni fragilità è un dono che attende solo di essere riconosciuto.”
Oggi posso dirlo con il cuore: ciò che percepivo come “difetti” erano semi (doni segreti). Non serviva correggermi, serviva solo vederli da un’altra prospettiva. Non cambierei nulla: ogni “mancanza” si è rivelata una qualità che non riuscivo ancora a vedere, ogni fragilità un dono che attendeva di essere riconosciuto.
Se c’è qualcosa che ti fa sentire “non abbastanza”, voglio dirti questo: tu sei già tutto ciò che serve. A volte serve solo cambiare prospettiva per vedere nei tuoi difetti un dono segreto, la base preziosa di ciò che sei davvero, il seme di ciò che ti rende speciale e irripetibile.
Ti dico come ho fatto: ho pensato a tre miei difetti o, almeno, a ciò che credevo fossero difetti. Li ho scritti su un foglio e per ognuno mi sono chiesta: Se fosse un dono che non ho ancora riconosciuto? In che modo mi ha aiutata? Cosa mi ha insegnato su di me e sugli altri?
Ciò che ho sempre chiamato difetti erano doni che non avevo ancora imparato a riconoscere, quando ho smesso di combatterli li ho finalmente visti per ciò che erano.
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