Chi sono oltre ogni maschera: domande che svelano la propria essenza
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Chi sono oltre ogni maschera. Durante uno dei momenti di riflessione che amo condividere con gli alunni che mi sono stati affidati, momenti che ormai sono diventati parte naturale del nostro percorso, ho sentito il desiderio di proporre loro qualcosa di speciale: una serie di domande che li aiutassero a guardarsi dentro, a interrogarsi, a scoprire chi sono davvero oltre le distrazioni, oltre i loro veli.
Prima di proporre loro il compito, ho sentito il bisogno di percorrerle io stessa.
Ho dato le mie risposte per diversi motivi: per verificare la buona riuscita del compito, per comprendere quali difficoltà i ragazzi avrebbero potuto incontrare e per essere più chiara e autentica nel momento in cui gliele avrei presentate. Ma l’ho fatto anche per un altro motivo, ancora più importante: perché far vedere loro che mi metto in gioco in prima persona invia un messaggio forte e importante: anche gli adulti riflettono, si fanno domande, attraversano dubbi, accettano anche di sbagliare mettendosi in discussione con coraggio e sincerità.
Chi sono oltre ogni maschera. Non è stato semplice:
alcune domande hanno richiesto tempo, silenzio e profonda riflessione per trovare una risposta che sentissi davvero mia. In certi casi la domanda è nata spontaneamente dalla potenza della risposta, cioè avevo già delle verità forti e su di esse ho costruito le domande corrispondenti. In altri casi, invece, sono partita da domande “aperte” e mi sono resa conto, strada facendo, di quanto fossero importanti e di quanto esigessero un ascolto sincero e paziente per poter dare risposte altrettanto importanti.
Anche i miei “guerrieri” hanno trovato difficile questo compito.
Eppure proprio nella difficoltà ho visto accendersi qualcosa di prezioso: una scintilla in ognuno di loro, come se incontrassero sé stessi.
Ed eccole qui, le domande che abbiamo percorso insieme…
1. Chi sono io quando nessuno mi guarda? 2. Quali maschere indosso per farmi accettare? (chi sarei se le lasciassi cadere, una ad una) 3. Quali sono i miei valori non negoziabili? (cosa guida davvero le mie scelte) 4. Cosa sto cercando negli altri che potrei riconoscere in me? 5. Cosa teme di perdere il mio ego? 6. Se non avessi paura, chi sarei? 7. Chi ero da bambino/a, prima che il mondo mi dicesse chi dovevo essere?
E queste sono le state le mie risposte:
– Quando nessuno mi guarda, io danzo. Non nel senso stretto del termine, ma danzo con l’esistenza. Sono una presenza viva, senza ruoli, senza etichette, connessa con il tutto. Respiro l’immensità e ho la sensazione che anche lei respiri con me. Non devo mostrare nulla, non devo trattenere nulla. Sono, semplicemente. E in quel “sono”, c’è tutto.
– Non indosso più maschere. Per anni forse l’ho fatto, per essere compresa, accolta, forse anche apprezzata, ma oggi no, oggi mi mostro per quella che sono, senza temere di essere giudicata o fraintesa. Non ho più bisogno di essere capita, non cerco più approvazione. Chi risuona con ciò che sono, resta, chi non risuona, è libero di andare mentre io rimango integra, senza più dovermi adattare.
– Ci sono valori che non sono disposta a mettere in discussione: la verità, prima di tutto e l’autenticità sempre; la libertà profonda di essere me stessa, di pensare, di sentire, di dire “no” quando serve; il rispetto per ogni essere vivente che considero il valore “madre”, e, ovviamente, la coerenza tra ciò che si pensa, si sente e si fa. Ciò che riconosco come vero dentro di me non è negoziabile.
– Oggi, quello che cerco negli altri lo riconosco in me. Un tempo desideravo comprensione, profondità, sguardi limpidi, ora so che tutte queste cose esistono già dentro di me e non cerco più qualcuno che mi completi, sono già intera così come sono, accetto solo chi possa camminarmi accanto arricchendomi e arricchendosi. Se c’è risonanza, bene, se non c’è, resto con me stessa e mi basta.
– Il mio ego teme di essere messo da parte, di non avere più uno scopo, teme di non essere visto, riconosciuto, ringraziato. Ma io lo osservo con tenerezza e gli dico di di starsene tranquillo, che può riposare perché non ha più bisogno di difendermi, né di farmi brillare. Ora ci sono io, presente, consapevole e stabile.
– Se non avessi paura… sarei esattamente ciò che sono, non perché io sia senza paure ma più semplicemente perché scelgo ogni volta di attraversarla. Quando la paura si affaccia, non scappo. La riconosco, l’ascolto, e vado avanti lo stesso. Non rimando più la vita. Non sto più in disparte ad aspettare il momento perfetto. Vivo.
– Da bambina ero già così come sono ora, solo che il mondo ancora non lo sapeva. Ero silenziosa, attenta, curiosa, sentivo tutto, ascoltavo il non detto, mi facevo domande pur non avendo risposte; ero amore per la verità e per l’invisibile. Poi sono arrivati tentacoli dai quali mi sono lasciata incasellare e modellare.
Chi osa interrogarsi davvero, inizia il viaggio più importante di tutti, quello verso sé stesso ed è proprio questo il senso più profondo di ogni educazione autentica: non insegnare risposte ma invitare a porsi domande vere. Domande che ci riportano a casa, a quel luogo intatto in cui siamo già tutto ciò che cerchiamo.
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