Quando il gioco finisce…
…inizia un altro capitolo del grande libro della vita.
Scoprire come fare a “lasciare andare”, non abbattersi, non irrigidirsi o ritrarsi, non lasciare che il cuore si chiuda e i muscoli s’irrigidiscano in seguito a una delusione, non permettere all’inconscio di rinunciare ad aprire altre porte per paura di affrontare un’altra delusione e soffrire ancora.
Quando il “gioco” finisce,
è tempo di andare a capo, di dedicarsi a un nuovo capito del grande libro della vita, permettere a se stessi di incontrare volti nuovi, iniziare nuove avventure, scoprire che si può sempre ricominciare e lasciare che cose nuove accadano, perché niente e nessuno ha il diritto di impedirci di aprire nuove porte
Le delusioni ci fanno male e si vorrebbe a tutti i costi evitarle, ma esse non sono altro che il frutto di un’aspettativa sopra la realtà. Perché poi dovremmo portarla sopra la realtà se l’aspettativa, per sua definizione, è “una previsione ragionevolmente realistica”? Mah!
Ci imbattiamo in situazioni e in persone che ci entusiasmano e che ci fanno innamorare, ci buttiamo a capo fitto e viviamo emozioni fantastiche, ci dedichiamo a progetti che ci aspettiamo si realizzino o che soddisfino i nostri obiettivi.
Giochiamo con le nostre emozioni e le strizziamo a più non posso, ci buttiamo anima e corpo, in modo totale e assoluto, per godere appieno di un’esperienza emozionante, di una persona meravigliosa o di un progetto estremamente fruttuoso. Poi, quando il gioco finisce, ci crolla il mondo addosso.
Se facessimo nostro il concetto secondo il quale tutto finisce prima o poi,
potremmo entrare, e far entrare, nell’ottica che le cose belle vanno godute al momento, che si può e si deve sognare, fare progetti ma che questi vanno intesi come una corsa da un punto all’altro senza dimenticare che la loro magia è nella corsa stessa e che quest’ultima può terminare in qualsiasi momento per dar vita a qualcos’altro.
Se ci lasciassimo coinvolgere ma nella consapevolezza che maggiori saranno le attese e più difficile sarà digerirne la fine e più grande sarà la “delusione”, anche quest’ultima sarebbe meno pesante da digerire.
Voltare pagina è un gesto semplice, non è come stracciarla, ma solo come iniziare un’altra storia che sarà di certo ancora più bella della precedente perché su di essa fonda le sue basi e non potrà che essere più forte e anch’essa, a sua volta, diverrà la chiave per aprire altre porte, nutrirà il prossimo capitolo.
Pur dandosi completamente, in ogni rapporto e in ogni situazione, è insomma necessario accettare che non ci sono cose che durano per sempre e non bisogna aver timore del loro naturale, per quanto inaspettato, arrivo al capolinea.
Non teniamo i nostri giovani lontani dal dispiacere e dalle sconfitte, dalla fine e dalle rinunce, nell’intento di preservarne la serenità e la spensieratezza dell’età.
Insegniamo loro a vivere i fallimenti come trampolini di lancio verso nuove opportunità, ad accettare la fine di ogni cosa (di ogni storia, di ogni vita) come la naturale conclusione di ognuna di esse.
Diamo loro le chiavi per aprire, con coraggio e rinnovato entusiasmo, nuove porte verso altro ancora da scoprire, senza troppo rammaricarsi o svilirsi, anzi considerando il “passato” o la “fine del gioco” come un’opportunità di crescita.
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