PAROLE violente
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Chi può dire di non aver memoria di parole che mai avrebbe voluto sentire o parole che mai avrebbe voluto pronunciare?
Le parole che escono dalla bocca, in un momento di collera, possono far più male di uno schiaffo o di un calcio, e comunque il passaggio è semplice: se sei in grado di usare parole che feriscono, sarai anche in grado di usare le mani presto o tardi.
Quante volte psicologi e psicanalisti hanno individuato la radice di un atteggiamento violento, in un adolescente o in un adulto, in una umiliazione patita quando era bambino? Troppe volte.
“Le parole fanno più male delle botte” ha scritto una quindicenne prima di suicidarsi dopo essere stata umiliata sui social anche da tanti che non la conoscevano. Diventano pietre se le usiamo per minacciare, insultare o calunniare, stranamente sottovalutate solo perché non lasciano segni sul corpo.
Le parole sono macigni, armi micidiali, feriscono al cuore i loro destinatari ma anche coloro che sentono quelle parole, seppur non rivolte a loro stessi, e che le percepiscono come lame taglienti o perforanti.
Quando tacci qualcuno di usare un linguaggio violento a volte è solo quello che vedi tu o che fa parte di te.
Manifestiamo cioè la parte inconscia di noi stessi mentre di azioni o parole violente incolpiamo gli altri, senza pensare a quanto ne siamo artefici noi stessi solo, per esempio, ignorando cosa accade persino a chi ci è vicino.
L’indifferenza è violenza, lo è l’invidia e anche l’inganno. Il disprezzo e l’avversione incontrollate non sono forse violenza?
Alziamo la voce per farci sentire, per fare del male però non è necessario urlare, minacciare, insultare o calunniare; fanno male anche frasi come “se avessi un figlio così non so cosa farei” o “sono troppo grassa (e magari pesi 50 Kg e la 42 è la tua taglia) devo assolutamente dimagrire”; fanno male quelle pubblicità nelle quali se non porti la 42 o non hai addominali scolpiti sei da rifare da capo.
Ma che messaggio vuoi che arrivi ad un figlio che sa in cuor suo di essere proprio cosi come tu mai lo vorresti: così “imbranato”, così gay, così poco coraggioso o poco studioso?
Che messaggio vuoi che arrivi a ragazzine che non vestono più la taglia 42 (non certo per colpa loro, anzi spesso a causa di una educazione alimentare sbagliata e acquisita proprio in famiglia)?
Che messaggio vuoi che arrivi a chi allo specchio figo non si vede e che addominali scolpiti non li avrà mai neanche dopo ore ed ore di dura palestra?
Come possono i giovani sentirsi socialmente accettati se continuamente bombardati da queste idiozie? Da questa continua violenza verbale? Quotidianamente bombardati da frasi violente anche su tutti i social, invettive rivolte a chiunque scriva o dica o pensi qualcosa di diverso da quanto possa essere concepito dal nostro cervello; contro professori, giornalisti, politici e ministri, contro chiunque abbia idee diverse dalla nostra.
Chi usa i social in modo sconsiderato manda messaggi negativi, a prescindere.
Giornali e tv offrono episodi di violenza quotidianamente, fa notizia tutto ciò che esprime violenza in un modo o nell’altro, chi guarda la tv e legge i quotidiani viene inevitabilmente inquinato e di rimando influenza i più giovani.
Sandro Pertini, amato Presidente della Repubblica fino al 1985 diceva: difendo le mie idee con tutte le mie forze ma mi batterò fino alla morte perché tu possa sempre esprimere le tue.
Perché un giovane dovrebbe usare parole gentili se quelle che sente dagli adulti sono la risultanza di una mancanza di rispetto per il prossimo oltre ogni misura?
Le parole fanno male, feriscono, indispettiscono, incattiviscono e generano inevitabilmente adolescenti irrispettosi e incattiviti.Rimuovi immagine in evidenza
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